‘Comunisti col Rolex’: è uscito l’album di J-Ax e Fedez

Pochi giorni fa è uscito l’album “Comuinisti col Rolex” di Fedez e J-Ax. La conferenza stampa si è svolta a casa di Fedez: “I giornali hanno parlato così tanto della mia casa e di quanto sia costata, che ho deciso di presentarlo qui. Mi hanno accusato di esibizionismo grossolano, convincendomi così a invitare la stampa proprio qui. Tiziano Ferro abita nella scala accanto. Non ho nulla contro di lui, ma ha speso più o meno gli stessi soldi che ho speso io e nessuno ha detto niente. Ho messo qualche foto su Instagram e le penne importanti si sono indignate. Questa è l’Italia: se fai i soldi ti devi vergognare”.

L’album è composto da sedici pezzi tra cui “Vorrei ma non posto” e “Assenzio” che sono già in vetta nelle classifiche da settimane, e altre collaborazioni con Alessandra Amoroso, Giusy Ferreri, Nek, Arisa e Loreda Bertè.

Siamo stati chiamati spesso comunisti col Rolex in modo negativo e per dire che una volta fatti i soldi non potevamo più affrontare temi sociali. Noi abbiamo ribaltato il giudizio in senso positivo, per dire che ci si può ancora arricchire in modo onesto e non c’è niente di male” ha detto Fedez durante la conferenza mentre J-Ax ha aggiunto “Siamo diventati ricchi, ma manteniamo una coscienza sociale e la comunichiamo attraverso i pezzi. C’è qualcuno che si indigna? Si fotta”.

A chi a chiesto come sarà il loro tour in partenza l’11 marzo dal PalaAlpitour di Torino, hanno risposto così: “Come quello di Baglioni e Morandi. Non è una battuta, canteremo pezzi delle discografie personali ma proveremo anche a scambiarci le canzoni. La band che ci accompagnerà sarà all’altezza e alle tastiere c’è Paolino Jannacci. In estate non ci fermeremo e stiamo pensando a qualche festival”.

Sulla vicenda poco elegante verificatasi in questi giorni con Marracash e Guè Pequeno J-Ax dice la sua per la prima e forse ultima volta: “Ci hanno “trollato” a dovere e ci sta, hanno usato la nostra popolarità per farsi un po’ di pubblicità. Ci sta ma ora basta. La storia finisce qui”.

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